“Le condizioni sono positive come mai prima d’ora: abbiamo un nuovo
premier giovane, che soprattutto già da tempo ha dimostrato
di avere a cuore il futuro del Scn, servizio civile nazionale,
parlandone in pubblico, lanciando proposte e, in temi non sospetti,
ovvero qualche mese fa, incontrando enti e operatori di riferimento
del settore. Ebbene, è ora che Matteo Renzi metta mano alla
riforma del Scn, il più presto possibile”. Enrico Maria
Borrelli, presidente di Amesci e del Forum nazionale servizio
civile (che mercoledì 26 febbraio tiene la propria assemblea
annuale a Roma) ha chiara la road map per dare all’esperienza di
politiche giovanili più virtuosa a livello nazionale
l’attenzione, e i fondi, che merita: “è necessaria una
riforma globale, dove ogni singolo tema è importante, dal
riconoscimento giuridico del volontario alla regolamentazione
dell’accesso degli stranieri, dall’introduzione di fondi privati
con incentivi all’apertura del servizio a chiunque esprima la
volontà di farlo”. Renzi aveva parlato non molto tempo fa
della necessità di un “servizio civile europeo e
obbligatorio, di almeno tre mesi” per tutti.
“L’obbligatorietà non è la forma di coinvolgimento
che riteniamo giusta. Lo Stato dovrebbe invece adoperarsi per
incentivare la partecipazione dei giovani al servizio civile,
preoccupandosi di garantire laccesso a tutti coloro che chiedono di
farlo (vedi in allegato il Manifesto per il servizio civile
universale promosso da Vita.it ndr), di arricchire questa
esperienza con più contenuti formativi e con prospettive
occupazionali, di renderla maggiormente compatibile con i loro
impegni di studio e lavoro”, sottolinea Borrelli sollecitato da
serviziocivilemagazine.it. “Oggi lo strumento è sicuramente
troppo rigido, anche il solo studio diventa difficile da
organizzare se sei impegnato 30 ore a settimana per un intero
anno”. Nell’ottica renziana la distanza tra servizio civile e
accesso al mondo del lavoro sembra essere breve: “se i giovani
potessero realmente spendere le competenze acquisite durante l’anno
di servizio nella ricerca di lavoro questo li indurrebbe a
considerare il servizio civile non soltanto unesperienza di
solidarietà civica, ma anche una reale occasione di
formazione”, continua il presidente del Forum nazionale. “Non
dimentichiamo che la sua natura è quella di strumento di
difesa della Patria. Permangono saldamente allinterno di questa
esperienza i valori della pace e della solidarietà, che
rappresentano il brodo primordiale al cui interno i giovani
crescono e si formano. E questa la sua più grande forza. E
la più preziosa occasione che lo Stato ha di avvicinare i
giovani nella loro crescita. Renzi ha ragione quando dice che ‘qui
si fa lItalia’. In attesa della prossima mossa del neopresidente
del Consiglio, anche a livello parlamentare si muove qualcosa:
“Pochi giorni fa cè stata una riunione dellintergruppo
parlamentare sul terzo settore per discutere la riforma con la
Cnesc, Conferenza nazionale degli enti di servizio civile. Noi
siamo andati ad ascoltare: si è parlato di un testo di
riforma al quale pare stiano lavorando alcuni parlamentari, tra
questi Paolo Beni e Edoardo Patriarca del Pd, ma non è stato
mostrato nulla. Immagino che come loro anche altri parlamentari
stiano lavorando a proposte e noi siamo aperti al confronto con
chiunque sia interessato a riformare seriamente e attraverso un
confronto collegiale il servizio civile”. L’impressione è
che qualcosa stia bollendo in pentola per davvero questa volta. E
che, dopo anni di stallo e scenari sempre più cupi, per il
Scn ci sia la possibilità di intravedere qualche fascio di
luce.